Ecuador 3

Pubblicato da Giant Trees Foundation il 5 Aprile 2019
Articolo

Siamo arrivati in albergo dall’aeroporto che era già buio. 

Quindi non abbiamo visto nulla. L’albergo è piccolo, una stanza in quattro. Tre letti. L’avventura è cominciata.

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Da un anno preparavamo questa spedizione.

“Perché non vieni in Ecuador la prossima volta?”

Era cominciata con la semplice domanda di Giovanni, l’idea. Giovanni aveva fatto prima il tirocinio e poi anche la tesi con noi. Si era laureato ed era partito con una ONG alla volta dell’Ecuador e da laggiù mi aveva rivolto quella domanda. La foresta Amazzonica era sempre stata uno dei nostri obiettivi. Lo scrigno della biodiversità, la culla della foresta pluviale, con i suoi fiumi enormi e i suoi ancora intonsi segreti. “Raccogli un po’ di informazioni e mandamele. Potrebbe anche essere”. Nel continente Sud americano avevamo già fatto tre spedizioni: Venezuela, Cile e Argentina. Avevamo scoperto alcune grandi araucarie nelle foreste andine dell’Araucania, misteriose, misconosciute ed enormi Fitzroya cupressoides nelle Ande della Patagonia e un enorme esemplare di Gyranthera caribensis nella Selva Nublada di Yaracui in Venezuela. Al momento questa pianta, con i suoi quasi 64 metri di altezza, è l’esemplare più alto misurato scientificamente di tutto il continente sudamericano. Ero però convinto che altri giganti, con altezze ancor più vertiginose si nascondessero nelle foreste amazzoniche, per cui la proposta di Giovanni mi aveva punto sul vivo. Inoltre il fatto che si fermasse per un intero anno in Ecuador poteva permettere di tessere tutta una serie di rapporti e conoscenze che certamente si sarebbero rivelati molto utili nel caso avessimo deciso di intraprendere una spedizione che comunque, non potevo nascondermi, sarebbe stata estremamente complessa. Intanto però il tempo passava e ognuno era preso da mille pensieri. 

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La Giant Trees Foundation aveva raccolto tutta l’eredità delle mie precedenti esplorazioni delle chiome in giro per il mondo

e stava lavorando, assieme al neo formato team di esploratori, tecnici e collaboratori a costruire i progetti futuri della fondazione e a riordinare, con molta fatica, le migliaia di dati, foto, cartelle, idee, libri, che componevano il variopinto e confusionario mondo del mio passato arboreo. Nuove idee si accavallavano e sovrapponevano all’esigenza di dare una struttura organica e una organizzazione stabile e duratura a una passione e al lavoro di una vita: curare e difendere i grandi alberi, misurarli, farli conoscere e raccontarli, con la convinzione che dalla loro sopravvivenza e dalla loro tutela possa dipendere il nostro futuro di esseri umani.