Ecuador 4

Pubblicato da Giant Trees Foundation il 20 Aprile 2019
Articolo
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Non sono mai stato un bravo botanico.

Non so riconoscere tanti alberi, ma penso di avere buone basi di patologia, fisica biomeccanica, entomologia, biochimica e pedologia. 

Ho piantato personalmente molti alberi, sono nato e cresciuto in un vivaio di piante e soprattutto ho arrampicato, potato e misurato con amore, durante tutta la mia vita migliaia di alberi un po’ ovunque nel mondo. Questo credo abbia fatto di me ciò che oggi sono e mi abbia indotto a intraprendere questa nuova avventura. Costruire, con tutti gli amanti degli alberi, una qualcosa di nuovo: una fondazione che creda nella essenzialità della salvaguardia dei grandi alberi, considerandoli esseri importantissimi per il futuro della vita sul nostro pianeta. Non ho di certo un carattere semplice e spesso la mia personalità dirompente e la mia istintiva esuberanza mi hanno creato problemi nei rapporti interpersonali. Per questo la Fondazione per me è diventata anche una nuova sfida per cercare di migliorare me stesso, in maniera da dare a ognuno la possibilità di esprimere se stesso, le proprie capacità e il proprio amore per le piante anche in forme nuove e diverse da quelle che io posso ritenere le migliori. Credo che la pazienza resiliente degli alberi mi stia insegnando, in questo preciso momento della mia vita, proprio questo. Se vuoi raggiungere un obiettivo importante non lo puoi fare da solo e devi essere assolutamente essere paziente e resiliente. Se vuoi salvare i grandi alberi devi essere come loro: imperturbabile davanti alle sventure della vita, forte sotto i fulmini, elastico nelle spire del vento, caldo sotto il peso della neve, umido nella siccitosa estate, attento a far crescere i giovani virgulti attorno a te, fornendo loro nutrimento e protezione, consegnandogli la tua conoscenza ma lasciando che la possano utilizzare come meglio credono. Infine facendoti da parte, quando viene il tuo tempo, perché sarà il tuo tempo migliore. Quando diverrai humus per tutti loro.

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Preso in questa difficile elaborazione del mio animo nerboruto e a volte brutale, incapace molte volte di piegarsi alla mia volontà,

a un certo punto a chi mi ha chiesto “Dove vai il prossimo anno a cercare alberi?” quasi sovrappensiero devo aver risposto “In Ecuador, nella foresta amazzonica”. E quello, senza averci dato molto peso, quasi come un seme gettato in un terreno buono, si è così palesato come il prossimo viaggio, la nuova spedizione della Giant Trees Foundation. Il germoglio è cresciuto, ha coinvolto gli amici, i collaboratori, abbiamo cominciato a studiare la fattibilità, a chiedere a Giovanni i dati e le caratteristiche della foresta e le organizzazioni che ci potevano sostenere in sito e a elaborare un vero e proprio progetto che si è spinto perfino a cercare di coinvolgere il National Geographic e la Nasa.