I 100 giganti di Dordolla - 3

Pubblicato da Giant Trees Foundation il 6 Maggio 2021
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I 100 giganti di Dordolla - 3

di Andrea Maroè

Mi avvicino al re dei Giganti, seduto aggrottato vicino alla fonte. Lo guardo ben sapendo che anche lui osserva, nella sua, non vera, immobilità, ogni mio piccolo gesto. Enorme e bellissimo, nonostante il tempo che gli è scivolato addosso. L’immenso faggio misura oltre 4 metri e mezzo di circonferenza e si innalza per più di trenta metri. Lo saluto ossequioso per passare in rassegna, tornando sul sentiero, tutta la lunga fila di giganti disposti a cerchio. Accarezzo le cortecce, guardo i larghi tronchi, le branche diritte in preghiera verso il cielo o contorte dalla fatica di sopportare la neve. Un chilometro per oltre 100 faggi giganti che da più di 200 anni han protetto il grande prato a pascolo. Perfino i miei cani sembrano sentire soggezione davanti a quel plotone schierato in rassegna e camminano muti al mio fianco.

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Ma anche qui il terremoto del ’76 ha lasciato il segno, ferendo uomini, alberi e bestiame.

 Gli stavoli sono stati abbandonati; il prato, non più utilizzato per il pascolo, è stato invaso dal bosco e i grandi giganti, pur tenendosi ancora per mano con quelli di lato, han quasi persi di vista i compagni più lontani del grande cerchio alberato . Alcuni non hanno sopportato il mescolarsi tra abeti, pini e rovi e son crollati su se stessi come le vecchie case di sasso, altri sono rovinati sotto neve e tempeste, alcuni si sono ammalati di nostalgia. Ma i più sono ancora caparbiamente in piedi. Diritti. Testimoni e custodi di un tempo andato: alberi straordinari, magici ed emozionanti. 

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Quando infine, chiudendo il giro di rassegna, scorgo la grande infilata di fusti che risponde ai comandi del grande comandante Sir Ent, un incredibile faggio a due gambe, mi è impossibile non pensare che quegli straordinari giganti, ancora orgogliosamente schierati e saldi, non abbiano davvero combattuto, nel corso dei secoli, indicibili battaglie, per curare e salvare i piccoli uomini che a loro si erano, giustamente, affidati.