Solo tre metri

Pubblicato da Giant Trees Foundation il 26 Ottobre 2018
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Il fusto non era molto grosso, 

"solo" tre metri di circonferenza a petto d'uomo,

ma estremamente slanciato. Col laser, i primi rami buoni, erano a più di 30 metri da terra. Sotto di loro solo alcuni palchi di rami secchi. Cominciai subito a lanciare il sagolino, ben sapendo che non sarebbe stato facile raggiungere un ramo buono. Il terzo tiro si posizionò su tre o 4 rami secchi, più altri monconi. "Mettiamo la corda" dissi a Giulio. "Su quelli? sei matto!" "Non ti preoccupare. Fai come ti dico". Issammo la fune e quando ebbi un capo in mano la feci saltare sopra alcuni vecchi monconi e girare attorno al fusto. "L'attrito della corda scaricherà il peso che faccio sul ramo e mi permetterà di salire abbastanza sicuro" spiegai al ragazzo che mi guardava poco convinto. Allora, un po' pressato dalla sua perplessità, lanciai ancora il sagolino per vedere se riuscivo a posizionarlo più in alto, sopra un ramo verde. Lo presi, ma piuttosto in fuori. La leva che la corda avrebbe fatto sul ramo, già inclinato verso il basso per natura, non sarebbe certo stata favorevole, ma sapevo anche che non sarei riuscito a lanciare più in alto e più preciso. "Mettiamo l'altra corda" "Ma è troppo in fuori su quel ramo! Si romperà se lo carichi." Anche questa volta Giulio aveva ragione. Ma io avevo un piano. Installata la seconda corda, indossai l'imbraco e mi preparai alla salita. Mi legai alla prima fune con gli autobloccanti, ma mi ancorai anche alla seconda. In questo modo avrei scaricato solo parte del peso su entrambe le corde, alterandole nella salita e nel caso di cedimento di un ramo, avrei avuto la seconda fune come emergenza. Il trucco funzionò a meraviglia e in pochi minuti poggiai i piedi sui primi monconi a circa 25 metri di altezza. La successiva progressione inizialmente fu complicata dalla poca dimestichezza che avevo col nuovo imbraco e le nuove funi di assicurazione (longe). Rischiavo di far casino e attaccare un moschettone dove non avrei dovuto o sganciare quello sbagliato. Salivo con calma, per non sbagliare. Giulio, per quanto bravo, non avrebbe potuto essermi d'aiuto se fosse successo qualcosa. Cercavo di mantenere almeno una fune più verticale possibile per poi poterla usare per far salire la cordella metrica. Mentre salivo ammiravo i rami pieni di pigne dello scorso anno che si stavano sfaldando, i rami con licheni in formazione, il rastremarsi regolare del fusto e il susseguirsi metodico degli internodi con i palchi dei rami. Ormai la salita era abbastanza agevole. Potevo guardare le cime degli altri alberi che cominciavano a rimanere sotto i miei piedi e cominciare a guardare tutta la foresta dall'alto.

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"Ok Giulio" gridai. Mancano pochi metri, mandami su l'asta e il metro".

Giulio legò coscienziosamente quanto avevo chiesto e fece srotolare coscienziosamente la cordella mentre la recuperavo verso alto ritirando un lato della fune. "A quanto siamo?" "Ora sei a 43 metri!" Mi gridò il ragazzo. Guardai in alto. Non riuscivo a vedere bene la fine della pianta a causa dei rami, ma il fusto era già meno di 15 centimetri di diametro. "Okay, salgo verso la cima! Attento ora" Salii lentamente. Alla mia destra uno strano ammasso di pigne sembrava una enorme rosa. L'avevo notato anche da terra e inizialmente l'avevo scambiato per un nido. Poi avevo pensato che era troppo fuori sul ramo per essere effettivamente un nido. I rami erano sempre più sottili. Il fusto ora era lardo poco meno di 10 centimetri. Non era il caso di salire oltre. Ero ancorato un po' più in alto del petto ed anche alla corda di risalita più sotto, ma se la cima si fosse spezzata non potevo prevedere cosa sarebbe successo. "Giulio, ora prendo la misura portando su il metro con l'asta!" gridai. Alzai il braccio e il palo in acciaio che portava la cordella fino all'ultima piccola gemma dell'apice dell'abete bianco. Ora la potevo vedere e traguardare facilmente. "Okay ci sono! Quanto è alto?" Passarono pochi secondi in attesa della lettura del giovane, ma mi sembrarono ore. Potevamo aver trovato il nuovo Principe degli Abeti. "48 metri e 22 centimetri" sentii salire da terra. Come di default chiesi di ripetere la misura, ma oramai sapevo che mancavano poco più di tre metri, al grande albero, per poter essere incoronato. "Confermo lettura! 48 metri e 32 centimetri!"

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Non c'era traccia di nido di cicogna sulla cima

i palchi continuavano a susseguirsi regolari ogni 30 centimetri. L'albero era sanissimo e avrebbe continuato a crescere ancora, se non disturbato. In meno di dieci anni avrebbe potuto colmare il gap di misura che mancava. Avrebbe potuto arrivare oltre i 52 metri. Ma attualmente non li aveva. "Giulio scendo!" Con calma riportati tutta l'attrezzatura a terra. "Non è l'albero autoctono più grande d'Italia, non è neppure l'albero più alto del Friuli. Il primato rimane all'abete rosso di Paularo, La Regina. Questo però è, per ora, il secondo albero più grande del Friuli Venezia Giulia e il suo abete bianco più grande" Davanti al fusto diritto dell'albero ancora in crescita guardai il ragazzo comunque entusiasta della scoperta che avevamo fatto "Lo chiameremo Julio GTF, in onore e della nostra piccola grande patria! . E tra 10 anni, quando guiderai gli aerei qua sopra, ricordati di guardare in giù e di misurarlo di nuovo. Chissà che allora davvero non sia diventato il più alto d'Italia".

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